
Anche la politica scende nell’arena del mercato console (sarebbe stato bello se ne fosse stata fuori e invece…) e il Congresso USA, come un gruppo di tifosi sulle gradinate dello stadio, ha deciso di schierarsi apertamente contro Sony e a favore di Microsoft.
Attenzione non dico che l’intervento non sia giusto o altro, mi chiedo più che altro se fosse davvero necessario, anche perchè si sono accorti solo oggi di cose che vanno avanti da sempre, quindi insomma benvenuti nel 2023.
Detto questo iniziamo con il dire che la “letteraccia” inviata a Sony risale al 23 Marzo scorso, in quell’occasione il Congresso USA ha deciso di non mandarle a dire all’azienda nipponica, con accuse esplicite di usare pratiche discriminatorie nei confronti di Xbox e dei suoi prodotti venduti sul territorio giapponese, portando quindi ad uno squilibrio che violerebbe il Digital Trade Agreement attualmente in vigore tra USA e Giappone.
Ma non basta, perchè la lettera riporta inoltre alcuni dati particolarmente interessanti, come ad esempio la quota di mercato di Microsoft nel paese del Sol Levante, ferma ad un misero 2%, contro il 98% di Sony, ecco un frammento della missiva:
Il Giappone permette alle compagnie di videogiochi straniere di vendere nel suo mercato, ma le compagnie USA non sono mai riuscite a prendere piede. Microsoft ha lanciato Xbox in Giappone nel 2002 e nonostante 20 anni di investimenti, ha ancora una quota di mercato del 2% del mercato delle console ad alte prestazioni. Secondo noi la colpa è della tolleranza del governo giapponese verso le condotte escludenti delle sue compagnie locali, che potrebbero violare la legge antitrust giapponese, e della sua inazione che finisce per danneggiare la competitività sul territorio delle compagnie USA. Abbiamo appreso che Sony, che possiede il 98% del mercato, paga gli editori di giochi di terze parti per non rendere i loro contenuti disponibili su Xbox e contratta sistematicamente accordi di esclusiva che tengono i giochi più popolari in Giappone lontani da Xbox.
Che Sony abbia utilizzato, e lo faccia ancora oggi, metodi decisamente aggressivi per non permettere l’arrivo di titoli terze parti su Xbox e in particolare sul Game Pass non è certamente qualcosa di nuovo.
Non molto tempo fa, infatti, circolavano su internet frammenti di contratti PlayStation in cui veniva espressamente richiesto che i titoli non arrivassero a disposizione di Xbox.
Che il comportamento di Sony, in taluni casi, sia apparso quantomeno discutibile è quindi fuori discussione e personalmente non credo ci sia molto da dire e nemmeno da giustificare, tuttavia il punto fondamentale in questo intervento non è certamente la condotta commerciale, quanto l’acquisizione Activision Blizzard che ora riceverà sicuramente una inaspettata, quanto necessaria, spinta verso la chiusura.