
Tekken 8 e Dragon’s Dogma 2 uniti nelle polemiche.
Cos’hanno in comune un picchiaduro e un GDR? Nello specifico, cos’hanno in comune Tekken 8 e Dragon’s Dogma 2? Le polemiche.
Le solite inutili, stupide e piuttosto monotone, polemiche legate alle microtransazioni.
Sì perché dopo il titolo Capcom, anche il picchiaduro targato Bandai Namco sta subendo un lento, quanto inevitabile, review bombing da parte di quell’utenza che non prova minimamente a vedere oltre il proprio naso.
Il mercato videoludico è in stallo, lo dicono gli analisti, lo dicono gli esperti di settore, lo dicono le software house, lo dicono gli editori, lo dicono i grandi player del mercato, eppure c’è ancora gente, tantissima a dire il vero, che si ferma a guardare unicamente al proprio portafoglio senza minimamente alzare lo sguardo per vedere cosa sta realmente accadendo.
Insomma tutti dicono che ci sono dei problemi, che il futuro del settore videoludico potrebbe essere a rischio e che attualmente non si vedono segnali positivi, ma una rumorosa minoranza non fa altro che urlare “SCAFFALEEEEHHH”, come se il boicottaggio di un titolo potrebbe in qualche modo portare a qualcosa di positivo per le aziende coinvolte o addirittura per l’utenza stessa.
Le microtransazioni, oggi, sono necessarie ed è doveroso prenderne atto.
Non si tratta di soldi, si tratta di sopravvivenza, di garantire un futuro alle imprese in gioco e di dare il tempo necessario per una dolorosa quanto necessaria riorganizzazione del mercato videoludico.
Il solo costo del gioco acquistato al lancio non è più minimamente sufficiente a coprire i costi di sviluppo di titoli sempre più complessi e sempre più ambiziosi, titoli realizzati spesso per soddisfare quei palati videoludici che alla prima schermata in cui viene ventilata l’ipotesi di acquistare un gadget a parte, iniziano insultando lo studio di sviluppo o, ancor peggio, minacciandolo.
Qualcuno si è accorto che negli ultimi anni tutto è aumentato di prezzo? Quindi perché non i videogiochi? Il mercato videoludico è uno di quei settori che, in proporzione, ha visto gli aumenti minori.
Provate a chiedere quanto costavano i giochi negli anni 80 o 90 a qualche giocatore “old school” e provate a confrontarli con i prezzi attuali, scoprirete che i prezzi sono aumentati sì, ma molto meno rispetto ad altri settori.
Quindi sì, le microtransazioni sono necessarie e permettono alle aziende di “arrotondare” le entrate senza andare a ritoccare al rialzo il prezzo finale del videogioco.
Se i videogiochi costassero 90/100 euro in edizione standard, ma non avessero le microtransazioni sarebbe meglio? Forse sì, ma quanti poi lo comprerebbero al lancio? Quanti invece aspetterebbero il classico sconto con conseguente recupero a 20/30 euro?
Ma sapete la cosa “comica” qual è? Che le microtransazioni, nello specifico di Dragon’s Dogma 2 Tekken 8, non sono obbligatorie. Nessuno sta costringendo gli utenti ad acquistare nulla, si tratta di elementi molto spesso solo decorativi o di risorse che si trovano tranquillamente anche all’interno del gioco e che quindi per recuperarle basta semplicemente…giocare.
Quindi perché polemizzare? Chi si lamenta sono spesso e volentieri giocatori che si sono avvicinati al mondo videoludico da poco e che quindi seguono la massa rumorosa solo per partito preso. In alternativa si tratta di utenti completamente inesperti che non hanno idea di come funzionino le microtransazioni in certi titoli.
La frase che però mi fa sempre sorridere è quella legata al: “il gioco l’ho pagato per completo e quindi le microtransazioni non dovevano esserci”.
Per prima cosa mi spiace ricordarti che non hai acquistato nessun gioco, hai acquistato solo una licenza d’uso. Per acquistare il gioco avresti dovuto sborsare diverse centinaia di milioni di dollari. Non sta a me spiegare questa differenza e soprattutto non in questa sede, ma tra il possedere un bene e poterlo solo utilizzare c’è una discreta differenza.
In seconda battuta è doveroso ricordarti che il titolo è assolutamente completo, le microtransazioni non completano il gioco ma permettono, a chi vuole, di personalizzare al massimo l’esperienza di gioco, e anche in questo caso c’è una differenza notevole.
Ti faccio un esempio banalissimo, se compri un’ automobile potrai in un secondo momento acquistare copri sedili, tappetini, accessori vari, questo significa per caso che l’autovettura non è completa e che rischi di perdere una ruota per strada? Assolutamente no.
Però su una cosa, chi ultimamente si lamenta delle microtransazioni, ha ragione la poca trasparenza di certe software house che le introducono subito dopo il lancio.
Ripeto che non cambia assolutamente nulla, ma allora perché non dirlo in fase di lancio del gioco? Perché non dichiarare: “Hey il nostro gioco avrà delle microtransazioni!”.
L’unica spiegazione che sono riuscito a darmi è per paura che il titolo venga stroncato prematuramente. Ma se la paura è legittima e piuttosto fondata, nascondere le cose non aiuterà comunque il gioco a fare breccia nel cuore dei veri appassionati.
Quindi se ci sono delle microtransazioni non nascondetele, anzi ditelo chiaramente.
E al tempo stesso cari utenti smettetela di criticare ogni strumento a disposizione di una software house per monetizzare, le aziende non vivono di sogni e speranze, ma con i soldi che entrano.
E se oggi i costi per sviluppare un gioco destinato al grande pubblico si sono moltiplicati e sono ormai arrivati a superare di gran lunga quelli di grandi produzioni hollywoodiane, la colpa è di tutti anche di noi giocatori.