
The Last of Us – Parte II è costato 220 milioni di dollari, si può andare avanti così?
La cifra è diventata di dominio pubblico durante l’udienza FTC contro Microsoft, un costo mostruoso che non ha mancato di sollevare diverse polemiche.
L’industria videoludica può permettersi di andare avanti in questo modo? Può un videogioco arrivare a costare, ad esempio, come il film The Avengers uscito nel 2012 e molto più di tante altre produzioni blasonate?
In tanti si interrogano e a tal proposito alcuni protagonisti dell’industria videoludica si sono effettivamente schierati contro questo aumento sconsiderato dei budget per lo sviluppo di nuovi giochi.
A dire la sua Lisette Titre-Montgomery, ex sviluppatrice di Psychonauts 2, la quale ha affermato che:
I team di queste dimensioni non sono sostenibili per così tanto tempo.
L’ex producer di Capcom e Xbox, Shana, ha in realtà fatto qualcosa di ancora più accurato, evidenziando come, con costi del genere, ogni lavoratore finisca per costare al mese la bellezza di 15.000 dollari.
Non si tratta ovviamente dello stipendio (magari!) ma dei costi sostenuti dallo studio per singolo dipendente, costi che come è facile immaginare, obbligano la software house a rispettare scadenze stringenti con tutti i problemi del caso.
La verità è che negli ultimi anni il budget a disposizione degli studi di sviluppo è aumentato a dismisura e questo ha comportato dei rischi enormi, ripensiamo per un secondo a The Callisto Protocol di Striking Distance, costato la bellezza di 150 milioni di dollari e ancora molto lontano dall’aver recuperato i costi di produzione, e il possibile sequel? Cancellato.
Per quale motivo i costi sono lievitati? Ovviamente per raggiungere il più alto numero possibile di giocatori, per realizzare qualcosa di sempre più spettacolare, per creare grandi esclusive che spingano l’acquisto di una console, ma è davvero così necessario?
Si può sostenere un mercato di questo tipo? Anche Ubisoft ha comunicato che i risultati economici degli ultimi anni non stanno andando come sperato e ha addirittura aperto la strada ad una possibile acquisizione, stiamo parlando della software house che ha portato sul mercato IP come Assassin’s Creed e Far Cry.
La verità è che mentre le grandi aziende cercano disperatamente di portare sul mercato titoli sempre più estremi e spettacolari, l’utenza diventa sempre più critica e esigente, finendo per innescare un circolo vizioso che non ha una via d’uscita.
Titoli sempre più complessi e longevi, con grafica spettacolare e grandi storie, tutti elementi che hanno un costo sempre più alto, e se all’uscita è presente qualche bug? Apriti cielo! Boicottaggio, non comprate al D1 (sai mai che si aiuti uno studio a non chiudere…) e il più celebre “SCAFFALEEEEEEEE!!”.
E via così fino al prossimo attesissimo gioco, che poi pensandoci bene, si attendono giochi per anni, ci si lamenta dei ritardi, si osservano sontuose campagne di marketing e quando finalmente i titoli arrivano sul mercato cosa succede? Nulla, salvo casi sporadici se ne parla per due o tre mesi e via ad attendere con ansia il prossimo gioco.
Solo per essere chiaro, la colpa non è di Naughty Dog, di The Last of Us – Parte 2, di Sony o di qualcuno nello specifico, il problema è generalizzato e andrebbe affrontato con una presa di coscienza collettiva, senza puntare il dito contro qualcuno o qualcosa.
Per rispondere alla domanda iniziale, l’industria videoludica può andare avanti così? Onestamente credo proprio di no.